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Vacanze e caldo

Ormai sappiamo che questo grande caldo è dovuto ai cambiamenti climatici, anche se Trump dice non essere vero, però c’è e sembra che anche negli anni a venire potrebbe essere così.

Noi siamo scappati qualche giorno in montagna, sull’Appenino tosco emiliano, mai stati ed è stata una piacevole scoperta. Zona Passo del Cerreto, sullo spartiacque Emilia/Toscana, 1300 mt. quindi nulla da invidiare alle “vere montagne” anche se mancano le Dolomiti per es. Ma  montagne ricoperte interamente di boschi, faggeti e pini, e poi castagni e carpini. E poi laghetti incastonati in un ambiente con un sottobosco incredibile, con tanti fiori e felci. E tanto silenzio e fresco.

Il tempo è stato bellissimo e si poteva respirare, alla sera? La felpa !!!. per ammirare le lucciole nel lago.

Questo era il nostro albergo, proprio sulle rive del piccolo lago del Cerreto

 

e questa la vista dalla finestra della camera

 

e qui abbiamo conosciuto due persone di Reggio Emilia, straordinarie, con le quali abbiamo passato delle piacevoli ore, anche giocando a carte, come si fa nelle vacanze che si rispettino.

e poi passeggiate nei boschi. (percorso vita !!!!!!!)

meraviglia della natura….(foto sotto….)

 

cercando le case degli Elfi

 

il nostro albergo ha ospitato un raduno di vecchie fiat “600”…quanti ricordi…

 

 

oppss….fine della corsa

e fine della vacanza, in un posto indimenticabile.

 

 

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Fuorifrigo

Fa freddo, ma c’è il sole, però questo non invoglia ad uscire ed allora facciamo come quelli che vivono negli igloo e consumano quello che hanno “in casa”.

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Aperto il frigo ho messo insieme, delle fette di pan carrè, finocchi, avanzi di prosciutto cotto, mozzarelline  tre uova….

Ho fatto bollire i finocchi, o meglio le parti esterne e qualche pezzetto avanzato, poi in una teglia, in fondo, dopo averla imburrata bene, ho messo delle fette di pan carrè, sopra i finocchi, listerelle di prosciutto cotto, mozzarelline a pezzi (così sembravano di più…), ho sbattuto le uova e condito il tutto con la mia salamoia e qualche fiocchetto di burro. In forno a 180° giusto il tempo per rosolare il tutto.

 

questo è il piatto finito, con una bella insalata prima, ecco pronto il mio piatto (gourmet) per la cena.

Consumato in casa al caldo e non in un albergo on ice come ci sono nel Nord Europa.

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Vital Hotel Flora – Comano

Questo è l’albergo che abbiamo scelto per la nostra vacanza/cura a Comano terme, in provincia di Trento.

/https://www.hotelfloracomano.it/

 

e questa vista dalla camera non è forse rilassante?

Questo moderno hotel ci ha garantito un soggiorno piacevole e rilassante grazie alla camere spaziosa e confortevole e ai numerosi servizi. Il ristorante tradizionale  ha proposto squisite ricette della cucina regionale e italiana.

E a proposito ecco Marilena e lo chef, autori di ricette indimenticabili. Per non dimenticare il Maitre, o ( egr. sig. Direttore di sala…..) Davide, sempre presente e disponibile. Naturalmente ricordiamo anche lo staff di sala, simpatici, molto professionali, la reception sempre pronti a consigliarci.

Galleria immagini di questa struttura

Una sera hanno preparato una cena tipica, mi dispiace non ho le foto perchè abbiamo avuto due ospiti, amici conosciuti alle terme, e poi ero impegnata a gustare la cena.

Hanno preparato: antipasto con crostino di polenta di Storo con lardo, speck, cetrioli; poi strozzapreti con speck e zucchine, zuppa di fagioli, polenta e capriolo (troppo buonooo), e naturalmente strudel. Era senza le noci per un’attenzione particolare per le persone allergiche e questo in una cucina fa la differenza.

Poi hanno fatto una “cena romantica” e li è stata una profusione di cuoricini e candela sui tavoli…..

entrèe con crostino di polenta e capriolo, il primo un orzetto con speck

e un’ottima zuppa di zucchine. Credo che mettano anche delle patate per rendere queste zuppe così cremose.

poi, sì saranno poco romantici come piatti, ma le salsicce con un sughino favoloso e il purè a forma di cuore con freccia…….

 

e gli affettati misti con il formaggio con il cumino sono sempre ottimi.

il dolce…una torta di carote con il biscotto a cuoricino fatto con la farina gialla di Storo, direi da fare il bis. Mentre Mauro ha scelto l’ananas, preparato con arte.

Direi quindi che per questo albergo e per il suo ristorante il mio voto è un 5/5 pieno.

Gita del 1° maggio

Primo maggio festa dei lavoratori…..per chi ha il lavoro, gli altri comunque fanno sempre festa loro malgrado.

Noi diciamo “già dato”, però non possiamo non pensare a tutti quelli che faticano a trovare un lavoro o a mantenerlo. Sì perchè parlano di aumento dei posti di lavoro….grazie, sono tutti a tempo determinato e poi?

Il primo maggio noi siamo andati a spasso per la campagna, fuori dalle code verso il mare o i colli, fuori dai ristoranti pieni, fuori…. nel silenzio.

Questo è un viale meravigliosamente alberato da vecchie quercie, e questo è il traffico che abbiamo trovato, salvo un trattore in transito.

e questi sono i campi coltivati che si perdono all’infinito, con le vecchie cascine.

andando a spasso senza una meta siamo giunti a Malacappa, e dov’è?

Il Borgo di Malacappa - Orizzonti di Pianura

Malacappa si trova a pochi km. da Argelato, un paese della pianura bolognese ed è una piccola borgata stretta tra gli argini del fiume Reno, dove sembra che il tempo si sia fermato. Poche case, una trattoria, il bar con i vecchietti che giocano a carte…Un tuffo in un passato non così lontano che ancora ha qualcosa da insegnarci.

Malacappa è collocata vicino ad un alto argine del fiume Reno, fiume che ha avuto una storia travagliata. Il Reno è il più importante fiume dell’Emilia-Romagna dopo il Po;

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nasce in Toscana  in provincia di Pistoia e si getta nel mare Adriatico presso Casal Borsetti, frazione di Ravenna. Ma non sempre è stato così, Durante l’Alto Medioevo il Reno era un affluente del Po, nel corso del Basso Medioevo, il susseguirsi delle sue disastrose piene causò un disalveamento e un impaludamento nelle campagne ferraresi. Intorno al 1460, si iniziò a deviare il corso del Reno ad oriente,  e arrivando nel 1526 al Po. Naturalmente a quell’epoca non esistevano scavatori e quindi il lavoro venne compiuto dagli uomini.

Già da allora levavano la terra a mano e la trasportavano su rudimentali carriole. Il lavoro di arginare il fiume in varie località è continuato fino all’800 e  gli operai venivano chiamati “gli scariolanti”.

Hanno scritto una canzone popolare, che  si riferisce al reclutamento della manovalanza : la mezzanotte della domenica il caporale suonava il corno e i braccianti correvano con le carriole verso il podere. I primi ad arrivare venivano assunti per tutta la settimana, gli altri dovevano aspettare disoccupati sino alla domenica successiva.

A mezzanotte in punto, lerà,
si sente una tromba suonar:
sono gli scariolanti, lerà,
che vanno a lavorar.

Volta, rivolta
e torna a rivoltar,
noi siam gli scariolanti, lerì, lerà,
che vanno a lavorar.

A mezzanotte in punto, lerà,
si sente un gran rumor:
sono gli scariolanti, lerà,
che vanno a tribolar.”

Torniamo a Malacappa dove c’era una “festa”, qualche banchetto, bandiere e un luogo dove mangiare le “crescentine”, troppo pieno e allora siamo entrati nell’unico ristorante gestito da due sorelle gemelle: appunto il “ristorante Malacappa”. Un menù tradizionale bolognese che cela dietro le quinte una super nonna in cucina!
Tagliatelle tirate a mano freschissime e ottime, condite con il classico ragù bolognese, poi la faraona al forno, “come una volta” ricorda Mauro, patate al forno, tagliate a mano. Nulla di speciale, ma talmente buono il tutto che mi sono dimenticata di fotografare, troppo intenta a gustare dei piatti semplici, ma genuini.

e questo è quello che si vede arrivando al ristorante, una distesa di tovaglie e tovaglioli ad asciugare al sole…come “una volta…..

Abbazia di Monteveglio

 

 

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(foto http://latagliolina.it)

Domenica siamo andati a Monteveglio (Bo) e a  pochi passi dalla città, un piccolo parco tutto da scoprire…Morbidi rilievi punteggiati di vigneti e ceraseti, aspri calanchi, boschi e sorgenti. E sulla cima del colle, il castello e la millenaria abbazia… Costruita sulla vallata del Samoggia, l’abbazia di Monteveglio venne eretta per celebrare la vittoria di Matilde di Canossa su Enrico IV. L’imperatore infatti venne sconfitto nell’assedio della rocca matildinica Monteveglio avvenuto nel 1092. La storia è quasi leggenda, infatti Enrico IV venne vinto da un pugno di uomini che non solo riuscirono a resistere per mesi, ma persino il figlio dell’imperatore perse la vita nello scontro finale.  Come atto di ringraziamento, la grande contessa fece edificare l’abbazia di Monteveglio.

Si accede al borgo attraverso una porta merlata, unico residuo delle fortificazioni del castello, dagli spalti del quale si gode di uno splendido panorama della zona circostante.

(foto http://enteparchi.bo.it)

La chiesa attuale è di epoca preromanica e romanica, la bella facciata è caratterizzata da una luminosa bifora, rifatta all’inizio del XIII secolo, e da allora mai modificata. L’altare si trova in una zona sopraelevata della chiesa. Esso è caratterizzato da un crocifisso di grande precisione anatomica, che alcuni attribuiscono alla scuola leonardesca;

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Il Cristo in aria

il Cristo in aria

inoltre, le volte recano semplici ma efficaci decorazioni floreali duecentesche.

La parte più suggestiva della chiesa è la cripta, ubicata al di sotto del livello del terreno.  Al suo interno si trova un’acquasantiera longobarda, uno dei pochi reperti di quel periodo visibili nella provincia di Bologna. Anche uno dei capitelli, che riproduce le forme tipiche dell’oreficeria longobarda, viene attribuito a questo periodo. Le monofore (un tipo di finestra sormontata da un arco con una sola apertura, solitamente stretta) delle absidiole sono in alabastro e non sono mai state sostituite fin dall’epoca di costruzione della chiesa, fatto questo assolutamente eccezionale.

Dopo esserci rinfrancati lo spirito abbiamo cercato una trattoria dove pranzare. E nel borgo c’è “La trattoria del borgo”

 

 

 

 

 

E’ una piccola trattoria a conduzione famigliare  caratterizzata da un ambiente caldo ed informale. Propone piatti legati alla tradizione bolognese e modenese (visto che siamo a Monteveglio terra di confine tra le due province emiliane). Purtroppo era tutto prenotato, ma il gestore ci ha dato altri indirizzi. Non sempre si trovano persone gentili che danno la possibilità di pranzare in altri ristoranti e di questo lo ringraziamo. Sicuramente ci torneremo, prenotando prima certo.

Quindi siamo andati alla “Trattoria del borlengo” a Mercatello, paesino nei pressi di Castello di Serravalle nel Comune di Valsamoggia in provincia di Bologna.

E qui abbiamo mangiato finalmente i famosi borlenghi, una specialità. Ma di questo parlerò nella mia recensione “Ristoranti sì e no”. Anticipo che è stata una buonissima scoperta.

 

Puglia, ultimo atto

E così siamo arrivati alla fine del nostro viaggio nel nord della Puglia, bellissima terra, persone gentilissime, ottima eno-gastronomia e il desiderio di ritornare è molto forte.

Ci siamo fermati a NOCI, paesino la  cui caratteristica sono “Le gnostre” (da claustrum etimo di chiostro) che sono dei piccoli spazi che si aprono nelle viuzze del centro antico, un tempo vere e proprie strade poi richiuse per far posto alla costruzione di nuove abitazioni in seguito all’incremento demografico registrato durante il XVIII secolo. Buon ristorante “L’Antica locanda”.

Da lì siamo passati da ALBEROBELLO,

di cui tralascio il racconto, perchè è un paesone molto turistico e conosciutissimo, parlerò in un altro articolo solo del ristorante “Evo” uno dei migliori dove siamo stati.

Tralascio anche il racconto delle GROTTE DI CASTELLANA, solo perchè molto conosciute anche loro, però con passaggi molto stretti per cui dopo mezzo percorso io ed un’altra signora abbiamo dovuto uscire, accompagnati da una gentile guida, perchè eravamo senza fiato, poco ossigeno e troppa anidride carbonica. Comunque per me sono molto più belle ed interessanti le Grotte di Frasassi.

L’ingresso naturale alle grotte è un’enorme voragine profonda 60 mt. denominata “Le Grave”. Unica foto del mio percorso….

Da lì siamo arrivati ad OSTUNI, dove mi fermo, perchè ne vale la pena.

Detta anche Città Bianca, per via della caratteristica  peculiare del centro storico, che era l’imbiancatura a calce delle case fino ai tetti. L’uso, attestato sin dal Medioevo, deriva, oltre che dalla facile reperibilità della calce come materia prima, dalla necessità di assicurare alle viuzze e agli ambienti ristretti di impianto medievale una maggiore luminosità, data dalla luce sia diretta che riflessa. Questo costume ha rivestito anche un ruolo importante storicamente nel XVII secolo quando l’imbiancatura a calce fu l’unico modo per evitare che la peste dilagasse nella cittadina ed il contagio aumentasse sino a portarne la distruzione.

Dopo aver pranzato in piazza, all’ombra della Guglia di Sant’Oronzo, alta m 20.75, dall’esuberante decorazione barocca e dopo aver visto che per girare il centro storico (in salita)  occorrevano buone gambe, fiato e…….voglia, abbiamo optato per… l’Ape car,

che ci ha permesso di visitare tutti gli angoli di questa città.

 

Ma una delle cose straordinarie di questa città è stato il ritrovamento di uno scheletro di donna gravida, in una grotta  di Santa Maria di Agnano, un luogo di straordinaria ricchezza archeologica a pochi chilometri da Ostuni.

Delia (nome datole dal professor Coppola) aveva una ventina d’ anni, era alta, slanciata e nell’ aspetto identica alle sue attuali discendenti. Apparteneva a un clan di cacciatori e come loro aveva gambe lunghe e robuste per inseguire i cavalli che pascolavano bradi nella prateria. Morì nel tentativo di dare alla luce un figlio. Il corpo gravido venne trasportato nell’ ampia caverna che durante la brutta stagione offriva riparo ai cacciatori. La mano destra, adorna di un bracciale, le venne adagiata sul grembo, come a simulare un gesto di materna dolcezza. Dopo la scoperta il blocco di pietra contenente lo scheletro fu trasportato nel Museo di Ostuni e lì venne separato dal resto della pietra. Una volta individuato lo scheletro raggomitolato di Delia, all’ altezza del bacino, comincia a prendere forma anche il feto, di cui si riconoscono tutte le ossa tenere del cranio, la mandibola, le braccine ripiegate, la minuta gabbia toracica. “Sebbene le sepolture paleolitiche siano piuttosto rare in Italia, l’ enorme valore scientifico del ritrovamento è essenzialmente dovuto alla presenza del feto: finora unico al mondo per il periodo Pleistocenico”,spiega il paleoetnologo Donato Coppola, autore del ritrovamento. Il reperto ha 24.410 anni. Con misure antropometriche del feto,  si è potuto stabilire che, quando morì, la donna era incinta di oltre otto mesi.

( da: archivio/repubblica/1992/10/29/delia-donna-infelice-di-24-mila-anni.)

La donna presenta anche un braccialetto di conchiglie forate e un copricapo  costituito da circa seicento conchiglie  impastate con ocra rossa (materiale a quei tempi prezioso e difficile da trovare). Il che fa suppore una cura particolare nella sepoltura. Nel museo è stata riprodotta così come è stato ritrovato lo scheletro e deve essere emozionante vedere un reperto così antico e misterioso.

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Non abbiamo potuto andare a visitarla perchè il museo era chiuso, allora è un buon motivo per ritornare.

Poi abbiamo visto da lontano LOCOROTONDO, altra cittadina interessante da visitare.

Ci siamo trasferiti poi verso il mare, sulla strada del ritorno a casa. Prima ci siamo fermati a MONOPOLI, che rappresenta, sull’Adriatico uno dei porti più attivi e popolosi della regione. Il suo caratteristico centro storico di origine alto-medievale, sovrapposto ai resti di un abitato messapico fortificato già nel V secolo a.C., si affaccia sul mare circondato da alte mura.

Notevole anche la Concattedrale della Madonna della Madia,

 

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In una cappella della chiesa ci sono le travi di una zattera sulla quale, secondo la tradizione, l’icona della Madonna arrivò nel 1117 nel porto di Monopoli.

Proseguendo siamo arrivati a TRANI,  conosciuta anche come “la perla dell’Adriatico“, è famosa per la Cattedrale romanica che si affaccia direttamente sul mare,ed è inserita nella lista delle “meraviglie italiane“, oltre che per la produzione di un particolare tipo di marmo (la pietra di Trani) e di vinoMoscato.

Il castello svevo è stato edificato nel 1233 sotto il regno di Federico II. Nel castello soggiornò spesso il figlio di Federico, Manfredi.

Il porto

Cattedrale –

Classico esempio diarchitettura romanica pugliese la Cattedrale venne costruita durante la dominazione  normanna, iniziata nel 1099 e ultimata nel 1143 ed è dedicata a San Nicola Pellegrino. La costruzione è stata realizzata usando il materiale di tufo calcareo tipico della zona: si tratta della pietra di Trani estratta dalle cave della città, caratterizzata da un colore roseo chiarissimo, quasi bianco.

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Dopo aver pranzato nel ristorante “L’altro molo” sul quale stendo un velo pietoso e non ve lo consiglio, siamo ripartiti verso casa, un po’ cupi come il cielo, ma felici di aver trascorso una settimana alla scoperta di posti meravigliosi, ricchi di storia, alcuni addirittura poco conosciuti,

In un autogrill dell’autostrada c’è un cartello che dice: “Siete in un paese meraviglioso”, cerchiamo di far sì che continui ad essere vero.

 

 

                                               

 

Residence “Frammenti” a Matera

A Matera siamo stati in un graziosissimo Residence – “Frammenti”, poche stanze, la saletta della prima colazione sempre apparecchiata, quindi se al pomeriggio, tornando, avevamo voglia di un caffè, una bevanda o una fetta di torta erano pronti lì ad aspettarci, sempre freschi, che la Signora Anna, gentilissima, preparava.

Non abbiamo mai visto una “prima colazione” così ricca ed abbondante, di tutto, dolce e salato, con le torte e i biscotti fatti in casa, con una vasta scelta di the o tisane ecc., oltre al pane materano e in frigorifero, salumi e formaggi.

sullo sfondo il disegno che riproduce i Sassi, cambiava continuamente di colore.

Ogni camera è ispirata ad un materiale legato alla Città ed è sintesi, in modo duplice, di un “frammento di Materia e di Matera”.  – La Pietra – Il Tufo – La Terracotta – La Cartapesta.

La Pietra che ricorda i Sassi, il Tufo per il materiale di cui sono fatti i Sassi, la Terracotta per il “Cucù” particolare fischietto di argilla, a forma di gallina, lavorato a mano e molto colorato, considerato oggetto portafortuna e di prosperità. La cartapesta che ricorda il Carro su cui viene portata in processione la Madonna della Bruna.

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Noi eravamo appunto nella camera “Terracotta”, una bellissima camera con dei colori tenui, curata nei minimi particolari.

 

 

 

 

 

 

 

 

un caso del destino che ci sia stata assegnata una camera riproducente il “Cucù” di terracotta, simbolo di buona fortuna e prosperità? Speriamo…io ci credo.

La signora Anna ci ha poi consigliato il tour guidato dei Sassi e non abbiamo neppure avuto l’incomodo di procurarci i biglietti e gli orari, ha pensato a tutto lei. Ed è stata una meravigliosa esperienza.

Il residence è in pieno centro di Matera, a due passi dai “Sassi, quindi comodissimo per girare la città.

Penso che questo sia stato uno dei posti in cui, nel nostro giro in Puglia, ci siamo trovati al meglio e che consiglio quando passerete da qui.

Se dovessi dare un voto, come per la pagina – ristoranti sì e no – darei assolutamente  5/5, anzi di più.

Grazie signora Anna, alla prossima volta che ritorneremo a Matera.