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Pasqua

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La Pasqua è la festa più importante per i cristiani e significa, etimologicamente, “passaggio”. L’origine è legata al mondo ebraico, in particolare alla festa di Pesach, durante la quale si celebrava il passaggio di Israele, attraverso il mar Rosso, dalla schiavitù d’Egitto alla libertà-

Per i cristiani è la festa del passaggio dalla morte alla vita di Gesù Cristo.

Il piatto pasquale degli Ebrei:

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Anche noi abbiamo l’abitudine di mangiare l’agnello, ma io ne sono fermamente contraria e l’unico che mi piaccia è questo, in pasta di mandorle.

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e  per il pranzo di Pasqua ho preparato il cosciotto…….di tacchino.

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Auguro a tutti una buona Pasqua, serena, con speranza che tutto migliori.

 

 

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Pasqua

Vi voglio riproporre un articolo scritto l’anno scorso per ribadire ancora una volta quanto penso. Si continua a parlare, soprattutto nei ristoranti, di inserire nel menù l’agnello, vorrei sapere se almeno uno di questi omette di metterlo nel menù pasquale e se qualcuno ne ha domandato il perchè.

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PER  FAVORE,  A  PASQUA  PUOI  CAMBIARE  MENU’ ?

La mia mamma ti ringrazia.

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A noi l’agnello piace così:

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BUONA PASQUA serena a tutti e di pace tra gli uomini e per gli animali.

COSCIOTTO DI AGNELLO AL FORNO E QUALCOSA IN PIU’…

L’Agnello

agnello Nella tradizione cristiana a Pasqua si mangia l’agnello, perché nella sua simbologia ci ricorda il sacrificio di Gesù in croce, la sua passione, perché fu “immolato come un agnello”.

 

Questa è una ricetta per cucinare l’agnello al forno:

Per 4 persone:

* 1 cosciotto d’agnello

* 3 bei rametti di rosmarino

* 2 limoni

* olio, sale e pepe quanto basta

Preparate una salsa con olio, sale, pepe, il succo di limone filtrato e foglie di rosmarino. Sbattete il tutto con una forchetta per far amalgamare gli ingredienti e per lasciar sciogliere il sale. Prendete il cosciotto d’agnello e mettetelo a marinare in un recipiente con la salsa per una intera notte. Mentre fate ciò, sforzatevi di non pensare al modo in cui il vostro pranzo pasquale ha raggiunto la vostra cucina. Scolatelo dalla salsa e cospargete il tutto di rosmarino, fingendo di non sapere che, fino a pochi giorni prima, l’agnello che state cucinando si trovava brutalmente stipato su un camion, in mezzo a centinaia di suoi simili terrorizzati.

Ungete una teglia da forno con un filo d’olio e posatevi il cosciotto con un rametto di rosmarino.

State cucinando il cadavere di un cucciolo, ma non fa niente. Cuocete in forno già caldo per circa 45 minuti, bagnando ogni tanto con la marinata. La bestiola che si rosola nel vostro forno è stata stordita con una scarica elettrica al cervello e appesa per le zampe posteriori, prima di essere sgozzata e lasciata morire per dissanguamento. Il cosciotto deve raggiungere la giusta doratura ma non si deve asciugare troppo.

In Italia vengono macellati, ogni anno, circa 3 milioni e 300 mila agnellini di pochi mesi di età,soprattutto nel periodo pasquale, per sopperire all’aumento di domanda, molti animali arrivano dall’Europa dell’est, dopo un allucinante viaggio dell’orrore. Nella lunga attesa davanti al macello, sono perfettamente consapevoli di ciò che li attende,le grida strazianti dei loro compagni e l’odore nauseante del sangue li accompagnano nel viaggio verso la tavola imbandita del giorno di Pasqua.

Buon appetito, se ci riuscite.

L’agnello noi tutti sappiamo essere un animale mansueto e la sua immagine ci ricorda appunto l’innocenza e simboleggia perfettamente la pazienza, la mansuetudine e l’innocenza di Cristo che viene “condotto al macello” .

Quello che dovrebbe rappresentare un momento di rinascita diventa un giorno di morte per milioni di
creature, colpevoli soltanto di incarnare un simbolo di purezza e di spiritualità.. Ma la spiritualità e il legame con la
religione oggi possono essere intesi in maniera più intima, privata e personale. Non c’è nulla di sacro, nulla
di santo, nel massacro immotivato di milioni di cuccioli. Forse è tempo che certe tradizioni vengano abbandonate, in favore di altre meno barbare e più sensate, tant’è che, se l’agnello simboleggia Cristo e la Chiesa, cucinarlo  suona quantomeno sacrilego.

 

Questo articolo è tratto da Il giornalino dell’associazione “Una zampa per la vita”,  marzo 2016, pag. 8 art. 22, che ringrazio per la sua sempre attenzione e impegno di volontariato nei confronti degli animali abbandonati e più sfortunati.

 

 

Pranzo di Pasqua

Per la prima volta non siamo stati a casa, ma ospiti da nostra figlia Roberta, per trascorrere la Pasqua. Mi è sembrato un po’ strano non dover preparare nulla, perchè lei, come me, quando ha ospiti non vuole che nessuno porti qualcosa, per non dover modificare il menù. Siamo stati benissimo, mangiato da gran ristorante, anche perchè mia figlia oltre ad avere la passione è diplomata alla scuola alberghiera Carlo Porta di Milano e ha lavorato nei grandi alberghi, tipo Hilton di Londra.

Questo il menù:

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Quanti modi di fare e rifare …la “torta pasqualina”

Siamo in Liguria, una regione che non sempre viene valorizzata come si dovrebbe, è importante, Genova è stata una delle Repubbliche marinare e vanta un passato glorioso.

E oggi andiamo a casa di Carla, un’arbanella di basilico, che ci ospita per il consueto incontro mensile tra Cuochini e Cuochine per preparare la Torta Pasqualina, un classico della cucina ligure.

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Qui c’è la sua ricetta originale e questi sono i miei ingredienti:

per la pasta “matta” come la chiama Carla:

  • 600 gr di farina OO
  • 6 cucchiai di olio
  • 300 cc. di acqua
  • 12 gr di sale

per il ripieno:

  • 1 cipolla
  • 1 spicchio di aglio
  • 500 gr di erbette
  • 4 uova
  • 250 gr di ricotta
  • parmigiano reggiano grattugiato
  • spezie varie, sale, pepe, noce moscata

Ho impastato la pasta e lasciata lievitare, intanto ho messo in padella dell’olio, l’aglio e la cipolla, quando sono risultati morbidi ho aggiunto la verdura e l’ho fatta saltare. Poi ho aggiunto le uova sbattute con le spezie, il sale e pepe e noce moscata. Le ho versate nella padella e ho spento subito, rimescolando.

Ho preparato la pasta tirandola per fare delle sfoglie sottili (in totale ne ho fatte otto), poi ne ho messa una in una teglia oliata e dopo aver unto la sfoglia ho aggiunto la seconda, dopo ho aggiunto il ripieno e sopra la ricotta. Ho messo via via le altre sfoglie ungendole prima di passare alla successiva.

Ho fatto un cordoncino intorno e poi, come dice Carla, ho soffiato in un buchino della torta per farla gonfiare, ma ahimè si gonfiava da una parte e si sgonfiava dall’altra, ho risigillato bene, ma nulla, quindi, a corto di fiato, ho rinunciato. Mi sono detta, non avrà la caratteristica di questa torta, d’altra parte è stata fatta a Bologna, non a Genova….

Comunque l’abbiamo mangiata tiepida ed era molto buona, da rifare per Pasqua.

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Con questa ricetta partecipo all’iniziativa dei “quanti modi di fare e rifare”,  e ricordiamoci che

il 6 maggio 2014  prepareremo la  Mini quiche lorraine  di Dany
blog: Profumo di zenzero