Le olive GIARRAFFA sono delle olive siciliane molto particolari, è un prodotto di nicchia, perchè il procedimento per conservarle è lungo e laborioso, ma dà un risultato unico nel suo genere.
Un po’ di storia:
La coltivazione e la produzione dell’oliva e dell’olio Giarraffa si perdono nella notte dei tempi, quando i Greci di Selinunte e di Naxos e gli Elimi di Segesta portarono ai Sicani, in fuga verso le montagne dell’Etna e della Sicilia centro occidentale in cerca di lavoro e di sicurezza, le prime piante d’ulivo Giarraffa, che iniziarono così la loro penetrazione e diffusione, consolidate poi nei secoli delle dominazioni musulmane. I primi esemplari di questa pianta sono antecedenti quindi all’invasione musulmana dell’848.
Gli esemplari più antichi e giganteschi sembrano composti da diversi fusti e la leggenda popolare vuole che i Saraceni, che introdussero la pratica della propagazione, piantassero in una stessa buca più piantine e le attorcigliassero insieme, legandole per avere alla fine alberi più colossali e resistenti. Nella tradizionale cultura alimentare siciliana la Giarraffa è un’oliva da mensa, nera o verde, da cui si ricavano i “passuluni” (dal verbo appassire)
Vediamo ora come si preparano, in questo caso grazie a Pino, marito di Giovanna, che ha fatto tutto il lavoro:
Prima di tutto devono essere mature sull’albero, poi dopo averle raccolte le bucherella una ad una e le mette nei cestini di canna, fatti dal nonno. Mette poco sale e le fa spurgare una prima volta, poi rimette il sale, le gira almeno due volte al giorno nei cestini. Quando sono “buone di sale”, (ora tocca a Giovanna) che le lava e le sterilizza in cestini di acciaio per pochi istanti. Poi le asciuga e fa prendere loro dell’aria per un giorno, e infine le invasa con olio evo nuovo.
Si mangiano con pane, in questo caso siciliano preparato con farina “Tumminia” che è prodotta da un’antica varietà di grano duro coltivato già nel periodo greco, limoni, ovviamente quelli profumati di Sicilia e olio evo.
Ecco questi sono i “PASSALUNI”