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Fine del Cotechino

Ecco la sua fine, (non ho potuto migliorare la foto, perchè il cotechino diventava freddo e allora…ho dovuto mangiarlo)

cot cotto

qui è accompagnato da un morbido purè, dalla mostarda di Cremona e dal mio bagnetto verde, ricetta qui

bagnetto verde

anche quest’anno hanno centrato le dosi dell’impasto, sono veramente ottimi, non grassi e gustosi. Speriamo ne avanzino per capodanno….

Radicchio stufato

Cosa si fa quando le foglie esterne del radicchio sono un po’ dure? Si buttano via? Nooooo, e allora ho provato a stufarle, ed ecco il risultato.

radicchio stufato
Ingredienti:
foglie esterne di radicchio
aglio – olio
peperoncino – basilico
acciughe salate
vino bianco
Ho sbollentato brevemente (in microonde) le foglie, poi ho messo in una padella olio, aglio e acciughe, ho lasciato soffriggere e poi ho aggiunto le foglie, ho alzato la fiamma e ho aggiunto il vino bianco a sfumare.
Poi ho aggiunto le erbe aromatiche, ho lasciato ancora circa dieci minuti e poi ho spento.
Sono diventate molto gustose e morbide. Vanno bene anche come antipasto.

MUFFINS AL TONNOLIVE

Ma cosa sono i “muffins”?

La parola muffin viene citata per la prima volta in Inghilterra nel 1703 con la scrittura “moofin“. Qualcuno vuole derivato il termine dal francese mouflet, che significa soffice inteso come il pane, altri vogliono far derivare la parola dal tedesco muffen che significa piccole torte perché all’origine si trattava di piccole torte. Le prime versioni di muffin erano meno nobili. Il fornaio di famiglia inizialmente cucinava i muffin per la servitù con i rimasugli del pane del giorno prima e dei rimasugli di lavorazione di biscotti, mescolando il tutto con delle patate schiacciate. Il tutto veniva fritto facendo divenire il composto così ottenuto in muffin leggeri e croccanti. Questo preparato venne scoperto dai padroni dell’epoca facendo divenire questo composto in pietanza preferita per l’ora del tè. 

Il  muffin si distingue nella preparazione da altri tipi di cake o tortini perché nel procedimento è sempre prevista la preparazione di 2 composti: uno con gli ingredienti in polvere (farina, bicarbonato di sodio, lievito chimico e, se la ricetta lo prevede, anche il cacao o spezie varie), e un composto a base di ingredienti umidi (latte, burro fuso o olio di semi, uova e, a volte yogurt) per quel che riguarda lo zucchero può essere messo sia nel composto in polvere sia in quello umido. Dopodiché si amalgamano questi 2 composti. Una volta amalgamati si versano in pirottini di carta posti in uno stampo per muffins.

LE REGOLE D’ORO DI UN BUON MUFFIN

Le polveri devono essere ben mescolate e così anche i liquidi. I 2 composti devono essere amalgamati insieme velocemente e assolutamente senza mescolare troppo, deve risultare un impasto molto grumoso (saranno proprio questi grumi che renderanno il muffin morbido).

Il muffin inglese si  distingue dal muffin americano dal tipo di lievitazione. Il muffin americano lievita con il lievito chimico, quello inglese lievita con il lievito di birra, gli esperti di chimica o di pasticceria affermano che sono due lievitazioni molto diverse.  (da Wikipedia)

Questa è una ricetta dal mio ricettario Tupper.. con alcune modifiche. Tonnolive perchè mi piace molto l’abbinamento, sono dei bocconcini adatti anche come food finger, caldi o freddi, come antipasto o sfiziosità.

Ingredienti: (in rosso le mie modifiche)

  • 200 gr di tonno sott’olio (sgocciolato)
  • 100 gr di olive verdi denocciolate – olive nere perchè danno colore
  • 200 ml di panna – 150 di panna e 100 di latte
  • 4 uova
  • 50 gr farina bianca – 40 gr farina bianca e 40 di maizena
  • 2 filetti di acciuga sott’olio
  • sale e pepe
  • 60 ml di concentrato di pomodoro  – omesso

Tritare grossolanamente le olive e le acciughe insieme, poi in una ciotola mettere tutti gli ingredienti nell’ordine indicato. Miscelare accuratamente in modo da ottenere un impasto morbido.

Con una spatola inserite il composto negli stampi da muffins e cuocere per circa 15 min in forno preriscaldato a 200°.

Sono deliziosi anche freddi e poi si possono anche congelare.

 

ORYZA SATIVA con PARMIGIANO REGGIANO

No, non è un ingrediente strano, è solo il nome scientifico del riso. Siccome ho utilizzato un semplice riso in bianco ho voluto dare importanza alla ricetta almeno nel nome.

Il RISO, fra tutti i cereali è l’alimento più completo: 100 gr. forniscono 350 kl. ed ha un notevole contenuto di fibre, vitamine e sali minerali. La sua digeribilità è superiore a quella di altri cereali.

Ingredienti:

  • 300 gr. di riso bollito
  • 300 gr di parmigiano reggiano, metà grattugiato e metà a scaglie
  • 4 uova
  • 4 acciughe
  • mezzo peperone rosso
  • qualche goccia di aceto balsamico

dopo aver fatto bollire il riso nell’acqua salata, scolarlo e metterlo in una padella con un poco di burro, mescolarlo con le uova e il parmigiano grattugiato. Far rapprendere le uova e quindi metterlo a cupoola in un piatto, tagliare a scaglie dell’altro parmigiano e disporlo sopra, in mezzo mettere le acciughe e il peperone a pezzetti.

Versare qualche goccia di aceto balsamico e servire.

(sto imparando a mettere le foto dei miei piatti in modo più carino, grazie alla mia Tutor, per ora merito suo….)

Con questa ricetta partecipo alla raccolta “Cucinare con il Parmigiano Reggiano” del blog   “ROSEMARIE & TYME”.

LE ACCIUGHE, queste dimenticate.

Da: “La via dell’acciuga” di Laura Rangoni

storia, mito e tradizioni culinarie.

La storia dell’acciuga si lega alla scarsità di cibo che esisteva fino ad almeno 100 anni fa.

Se sulle coste italiane il pesce è sempre stato presente, pescato e consumato, non così per le classi meno abbienti della campagna, della montagna e della città.

Ed ecco che allora hanno imparato a salare le acciughe per conservarle e a trasportarle anche più lontano dal mare.

Il consumo di pesce spesso si riduceva alle “alacce” (acciughe salate), alle aringhe affumicate o essiccate, alle sardine e ad alcuni pesci di fiume o di lago.

In alcuni centri di montagna le famiglie povere si permettevano solo un’acciuga salata, che non veniva pulita perché conservasse il suo odore e veniva cotta sulle braci del camino o sulla piastra della stufa economica.

C’è differenza tra acciughe e sardine. I bianchetti o gianchetti che si vendono non sono di acciuga, ma di sardina, perché le larve delle acciughe sono amare.

La sardina è simile all’acciuga, ma è più grande, è priva di denti e non ha il muso che sporge dalla mascella come l’acciuga.

Esse sono pesci azzurri e consigliate per le loro caratteristiche organolettiche, le acciughe fresche contengono il 15% di proteine, solo 3.5% di grassi e hanno 100 calorie, molto fosforo e “grassi buoni” (polinsaturi).

Le acciughe salate hanno ancora meno grassi, solo 1% e quelle sott’olio 11%.

La pesca delle acciughe, fin dal Medioevo, è stata soggetta a regole e divieti. Ad esempio erano soggette “alla decima”, cioè i pescatori dovevano devolvere alla parrocchia il 10% del pescato.

La vita del pescatore era grama e così la sua dieta quotidiana; le acciughe venivano consumate nelle minestre a mezzogiorno con un po’ di pane e la sera condivano la polenta.

Le acciughe oggi sono le protagoniste del “tocio” veneto, del “guazzetto ligure”, del “tocc” romagnolo e di molti altri sughi regionali.

Curiosità e le acciughe nei proverbi:

Un modo per passare inosservato è “fare l’acciuga” cioè mescolarsi agli altri.

Di un giornale scritto male si dice che “è buono per le acciughe”, perché spesso le acciughe salate venivano incartate nei giornali.

Un’acciuga nel piatto vale più di un tonno in mare.

Nei ricordi:

“ mio padre faceva l’oste e quando arrivava un acciugaio che voleva dormire nel fienile, glielo faceva fare in cambio di un po’ di acciughe che poi mia madre cuoceva sulle braci”

“ il sale che veniva via dalle acciughe non si buttava via, ma era usato per dare sapore alla polenta. Veniva molta sete e i più giovani bevevano latte annacquato, i grandi invece il vinello” (annacquato pure lui).

“ le mamme facevano cuocere le acciughe con un poco di olio di lino, l’aglio e il prezzemolo e ci condivano la polenta”.

Per tutto il resto delle notizie vi lascio alla lettura di questo interessante libro, nel quale si scopriranno tanti particolari curiosi circa le acciughe e non solo.

Ed ecco qui una ricetta tratta dal libro, ce ne sono tante e tutte invitanti, tali da volerci far apprezzare un pesce spesso dimenticato:

ACCIUGHE ALLE ERBE

Ingredienti (per 4 persone)

  • 500 gr di acciughe
  • 50 gr di burro
  • 1 foglia di lauro (omessa)
  • 2 chiodi di garofano (omessi)
  • 1 cipolla
  • 1 spicchio di aglio
  • 1 ciuffo di prezzemolo
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • 1 cucchiaio di farina
  • Sale
  • Qualche fogliolina di timo e un rametto di rosmarino
  • Succo di mezzo limone.
  • Io ho aggiunto alcune foglioline fresche di menta e pepe .

Procedimento:

Preparare e lavare le acciughe, lessarle con le erbe, la cipolla affettata, lo spicchio di aglio schiacciato, il sale ricoprendole con acqua e vino bianco in parti uguali, facendole sobbollire per 10 minuti.

Quando sono cotte toglierle dal brodo facendo attenzione a non romperle, disporle nel piatto da portata e tenere al caldo.

Mettere sul fuoco una casseruola con il burro e aggiungere la farina stemperata in due bicchieri di brodo di cottura del pesce, passato al setaccio, mescolare bene e quando la salsa è ben addensata, aggiungere il succo di limone, versare sulle acciughe e servire subito.

E’ un piatto profumato, buono, il sapore delle acciughe con la crema fatta con il brodo di cottura viene esaltato.