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Riciclo di Capodanno
Capodanno è ormai è passato, così sono passate le cene, anche se in pochi. Ma, cucinando sempre qualcosa di diverso e di più, ecco che restano i signori Avanzi.
Il 2/1 ho riesumato dal frigorifero ciò che avevo e ho preparato questo piatto, mi piace molto inventare qualcosa con ciò che ho in casa, non sciupare nulla e portare in tavola delle cose buone.
Ingredienti:
- verza
- cotechino
- lenticchie
- olio
- burro
Ho cotto un poco al vapore delle foglie di verza, poi ho messo dell’olio in una pirofila e aggiunto le foglie di verza.
Sopra ho messo delle lenticchie già cotte e avanzate, preparate così:
-cuocere le lenticchie in pentola a pressione, poi farle stufare in una padella con pomodoro e alloro, sale e pepe-
poi sopra dei pezzetti di cotechino, cotto nella mia slow cooker. Il sughetto delle lenticchie ha mantenuto morbido il tutto.
Infine ho ricoperto il tutto con altre foglie di verza, dei pezzetti di burro e in forno a 180° per circa 20 min.
No ho voluto mettere il tutto in una pasta sfoglia per non appesantire , avendo già degli ingredienti non proprio leggeri.
Così finito il cotechino, le lenticchie e fino al capodanno prossimo siamo a posto.
Caprese a modo mio
Tempo di cibi freschi e una caprese è d’obbligo, ma stavolta ho fatto fuori dalle ricette classiche, cioè a modo mio.
Ingredienti
- pomodori datterini
- bocconcini di mozzarella
- basilico
- rucola
- olio
- aceto balsamico
- sale pepe bianco
Anche questa ricetta molto semplice, ma d’effetto.
Ho messo in un largo piatto di servizio i datterini, sopra a pezzetti i bocconcini di mozzarella, poi tritato finissimo sia il basilico che la rucola (fresca dei miei vasi).
Ho fatto una vinaigrette con olio, aceto, sale e pepe bianco, mescolato bene e versato sulla mia caprese.
Ecco il risultato.
colorata, allegra e fresca.
Ristorante l’Airone
Questo ristorante è inserito in un agriturismo alle porte di Bologna, a Granarolo dell’Emilia, a soli 3 km dall’uscita del casello Bologna Interporto. E’ un casale molto ben ristrutturato e si presenta bene in un contesto molto ampio. Con dei bei prati intorno per cui i bambini possono correre tranquillamente. Le sale grandi che possono accogliere molte persone, normalmente ben distribuite, ma oggi c’era una compagnia molto rumorosa che sicuramente ha disturbato molti clienti. Questo è un problema non certo del gestore, che non può intervenire, ma solo rammaricarsene, ma di mala-educazione delle persone, che credono che in locale pubblico possano urlare a loro piacimento.
Nonostante ciò abbiamo pranzato sempre molto bene, personale molto gentile, attento e disponibile. La cucina è molto curata, con pasta fresca fatta in casa, hanno dei macchinari che si possono vedere all’ingresso, che è il loro punto forte. Noi abbiamo preso:
tortelloni alle noci, ben conditi e porzioni abbondanti
tortellini in brodo, un classico, piccoli, saporiti al punto giusto presentati in una bella zuppiera bianca.
poi filetto di maiale all’aceto balsamico su un letto di radicchio rosso, veramente tenero e gustoso
e per finire un fiordilatte, perfetto con i “buchi”, che è difficile trovare in un ristorante.
Torneremo per assaggiare le crescentine, altra specialità emiliana. In ogni caso è un locale da tenere presente, dove si mangia bene, curato nei particolari e nelle persone che ti seguono.
Il mio voto non può essere che 5/5.
Torta con barbabietole rosse
La barbabietola rossa
La barbabietola comune (Beta vulgaris), conosciuta anche come barbabietola rossa , è una pianta erbacea biennale, riconoscibile per la presenza di foglie cuoriformi, di piccoli fiori di colore verde o rossastro, da cui si originano dei frutti duri, detti noci. Non sono questi frutti ad essere utilizzati per l’alimentazione umana, bensì le foglie e soprattutto le radici a tubero, caratterizzate da forma arrotondata e da un colore rosso brillante.
Una barbabietola rossa contiene sali minerali quali sodio, calcio, potassio, ferro, magnesio e fosforo. Poi la vitamina A, vitamina C e vitamine del gruppo B. Sia il tubero che le sue foglie sono ricchi di antiossidanti e di flavonoidi, utili per proteggere l’organismo dall’azione dei radicali liberi. Il contenuto di vitamina A, essenziale per la protezione della vista, è superiore nelle foglie rispetto ai tuberi.
La barbabietola può essere consumata cruda, grattugiata o affettata sottilmente e semplicemente condita con del succo di limone, al fine di favorire l’assorbimento del ferro oppure lessata, cotta al forno o in padella. Non sempre è facile trovarla cruda, ma si trova nei supermercati già cotta e sottovuoto. Vi assicuro che la differenza tra quella già cotta e quella cruda e cotta in casa è notevole. Ho la fortuna di trovare le verdure a km . meno di zero vicino a casa e di trovare le barbabietole crude appena raccolte.
Quindi le foglie, lessate, si possono trattare come gli spinaci, mentre ho cotto le barbabietole in pentola a pressione e le ho utilizzate per preparare una torta salata.
Ingredienti :
per la pasta brisè (volendo si può acquistare già pronta), io l’ho preparata con il Bimby:
- 25o gr di farina integrale
- 1oo gr di burro morbido a pezzetti
- 1 pizzico di sale
- 7o gr di acqua fredda
Versare nel boccale prima la farina e poi gli altri ingredienti, impastare 2o sec. vel.4/5, avvolgere l’impasto in pellicola e lasciarlo riposare in frigo per 15 min.
Ho cotto le barbabietole e, fredde, le ho affettate. Poi ho steso la pasta in una pirofila come da foto
poi ho aggiunto le barbabietole affettate e un poco di sale e pepe, ricoperte e, dopo aver spennellato con il tuorlo d’uovo, le ho infornate a 18o° per circa 3o min.
Volendo si può aggiungere del prosciutto o del formaggio, ma, questa volta, ho preferito sentire il sapore delle barbabietole. Questo è il risultato:
Buonissimo come antipasto, secondo oppure con una bella insalata mista e del formaggio, piatto unico.
Strudel di ricotta, pancetta e …..
…e zucchine.
Ricotta freschissima e così le zucchine verdi. Ho pensato per la cena di fare uno strudel, ma cosè uno strudel?
Lo strudel (dal tedesco Strudel = vortice) è un dolce a pasta arrotolata o ripiena che può essere dolce o salata,
Lo strudel ha una ricetta che parte addirittura dall’VIII secolo a.C., ovvero al tempo degli Assiri; simili dolci si ritrovano anche nell’Antica Grecia del III secolo a.C.. Probabilmente, anche grazie alla via della seta la ricetta si è così tanto diffusa andando però a modificare quella originale in diverse varianti.
Lo strudel deriva quindi da una serie di nomi, forme e luoghi differenti; una delle più vicine è l’antico dolce baklava che seguiva le varie conquiste territoriali ottomane; dal 1526 il sultano Solimano il Magnifico avrebbe diffuso la sua ricetta nei territori conquistati, fino all’Ungheria. I continui contatti tra l’impero ottomanno e quello austriaco fecero sì che anche la ricetta dello strudel passasse dall’impero austro-ungarico al regno delle Tre Venezie.
In Italia tradizionalmente viene preparato nei territori un tempo compresi nell’Impero, principalmente Alto Adige, Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Ogni luogo ha poi la sua ricetta: con la pasta frolla o con pasta sfoglia.
Ed ecco gli ingredienti del mio strudel salato.
- 1 foglio di pasta sfoglia
- 500 gr di ricotta
- 200 gr di pancetta a pezzetti
- 1 zucchina grattugiata
- e poi al posto del sale l’immancabile misto di semi
- 1 uovo
Stendere la pasta sfoglia e sopra mettere prima la ricotta, poi la pancetta e poi la zucchina grattugiata. Infine una bella spolverata di semini vari.
Arrotolare lo strudel, spennellare con l’uovo sbattuto e terminare con dei semini messi sopra.
In forno a 180° per circa 40 min.
La foto definitiva è diventata tutta rossa, quindi impresentabile, ma fidatevi era bello e buono.
Santuario della Madonna del Boden
Proseguendo la vacanza di un giorno, ecco che siamo arrivati al Santuario della Madonna del Boden, sopra Ornavasso e vicino al lago Maggiore.
Sulla strada prima si incontra la chiesa della Madonna della Guardia, il Santuario venne edificato a ricordo di un evento che la tradizione popolare vuole miracoloso e racconta di una ragazzina muta obbligata dalla matrigna ad andare tutti i giorni a pascolare le pecore. Ogni giorno davanti alla immagine della Vergine trovava il pane per la giornata, finché un giorno ricevette il dono della parola. La prima pietra della chiesa fu posta nel 1674, ma per l’imponenza della costruzione non venne mai portata a compimento secondo il disegno originario. Nel 1965 la chiesa viene chiusa e abbandonata a causa del degrado. E nel 1991 iniziarono i lavori per il restauro conservativo.
Di fronte alla chiesa si trova la Torre di Guardia
Antica Torre di segnalazione, edificata nei primi anni del XIV secolo dalla famiglia dei Barbavara d’Ornavasso, feudatari di tutta la Valle d’Ossola, per potere avvertire, mediante l’accensione di fuochi, tutte le popolazioni ossolane, evitando in tal modo la sorpresa nel caso di eventuali attacchi da parte degli Svizzeri che imperversavano in tutta la valle. È situata nel piazzale di fronte al Santuario a cui ha dato il nome e svolge ora la funzione di campanile.
Proseguendo sulla strada si vede, dall’altra parte della montagna, l’ingresso alle cave di marmo di Candoglia, la cui parte storica è visitabile.
Arriviamo al Santuario della Madonna del Boden, in posizione dominante sul paese di Ornavasso e sul fiume Toce, su una fascia pianeggiante circondato da fitti boschi di castagno. E’ una costruzione non molto grande, semplice, immersa nei boschi e con un piccolo piazzale davanti con le panchine; tutto concorre a creare una sensazione di tranquillità.
“Boden” significa pianoro in dialetto walser.
Spiego perchè a Ornavasso (Val d’Ossola) sopravvive il dialetto walser.
I Walser (contrazione del tedesco Walliser, cioè vallesano, abitante del canton Vallese) sono una popolazione di origine germanica ed appartengono al ceppo degli Alemanni, e sono giunti attorno all’VIII secolo nell’alto Vallese; durante il XII–XIII secolo, coloni Walser provenienti dall’alto Vallese si stabilirono in diverse località dell’arco alpino in Italia, Svizzera, Liechtenstein e Austria e Francia. In Italia comunità Walser sono presenti in Piemonte (in Valsesia e nell’Ossola) e in Val d’Aosta (nella valle del Lys).
Il luogo dell’attuale Santuario, fino al XV secolo, era noto per l’immagine della Vergine dipinta sul muro che veniva venerata dagli abitanti della zona. Il dipinto della cappelletta originaria, in seguito agli effetti deterioranti del tempo, venne in seguito sostituito da una statuetta, alta 30 cm, raffigurante la Madonna Incoronata.
Ora è posta all’interno della chiesa, dietro l’altare.
Ecco il Santuario e i due fratelli cresciutelli vi tornano dopo…qualche anno.
per prima cosa vediamo due belle colombe bianche nel prato ed è il primo segnale di pace che si prova arrivando lì.
La leggenda dice che la notte del 7 settembre 1528 una pastorella di Ornavasso, dopo aver portato al pascolo le sue pecore, si addormentò. Al suo risveglio tutte le pecore erano scappate. Messasi, nel buio, alla loro ricerca cadde in un dirupo; spaventata chiese aiuto alla Madonna. Una luce, proveniente dalla cappelletta del Boden, le permise di ritrovare la via e il suo gregge che si era radunato presso l’Oratorio. Dopo di che venne edificata la chiesa.
l’affresco del miracolo.
l’altare con il quadro della Madonna
il pavimento della chiesa fatto con i marmi della zona.
La Madonna del Boden è considerata una Madonna dei miracoli e, sistemati ora nella sagrestia, ci sono circa duemila ex-voto, per grazia ricevuta dalle persone che in particolari momenti hanno invocato la Madonna. Il più antico risale alla fine del 1700.
classico ex-voto a forma di cuore in argento, GR = Grazia Ricevuta
quadretti dipinti più o meno ingenuamente.
“Un artigliere dell’esercito sardo piemontese, in alta tenuta, ringrazia la Madonna del Boden, al ritorno dalla campagna del 1859,
siamo nel 1877, il cavallo imbizzarrito scalpita e il conducente cade, ma si salva e da qui l’ex-voto alla Madonna”
e ora i due pellegrini si riposano al fresco e nella serenità del luogo.
Fuori sul piazzale c’è una fontana ed in cima una Madonnina in marmo
ma vale la pena di raccontare perchè l’acqua che sgorga è considerata una grande fonte di energia.
Il santuario è stato oggetto di vari studi da parte di molti radioestesisti, riassunti nel libro di Giampiero Quadrelli “L’Energia di un Santuario” (Macro Edizioni). La chiesa è situata alla confluenza di tre fiumi sotterranei, che si incrociano sotto l’altare.
Come per le cattedrali di Chartres e di San Giacomo di Compostela, a questi fiumi naturali sono stati aggiunti, a circa un metro di profondità, sette canali circolari, concentrici, nei quali l’acqua scorre in senso orario.
Il risultato di questi corsi d’acqua sotterranei è sorprendente: in un punto dietro l’altare, ai margini dei sette canali circolari e in corrispondenza dell’intersezione di due dei tre fiumi, le misurazioni effettuate con vari strumenti hanno rilevato un livello di energia pari a circa 19.600 unità Bovis (nel centro del Labirinto di Chartres il valore rilevato è di 18.000 unità Bovis) (La scala Bovis, dal nome dell’ingegnere francese Andrè Bovis è un tipo di misurazione utilizzata per quantificare le vibrazioni sottili che nell’ambito dell’esoterismo e della rabdomanzia si ritengono emanate da luoghi, oggetti o esseri viventi, in base al valore delle radiazioni emesse).
Sin dai tempi antichi l’uomo ha costruito su terreni che avevano particolari vibrazioni positive e molte chiese hanno dei corsi d’acqua sotto di esse perchè l’acqua è influenzata dalle vibrazioni con le quali entra in contatto.
Quindi anche il santuario del Boden segue queste regole, è stato costruito sopra le sorgenti di tre fiumi, le cui acque sono state convogliate in canali circolari, nei quali l’acqua scorre a ritmo sostenuto e così crea energia, raccogliendo le vibrazioni del suolo e quindi trasformando l’acqua che sgorga nella fontana in un’acqua pura e molto energetica. Sono molte le persone che vengono qui per raccogliere l’acqua e usarla poi a casa.
..e proviamo a bere quest’acqua…
l’acqua è talmente pura e fresca che ha quasi gelato la bottiglietta che abbiamo riempito. Ora che abbiamo bevuto l’acqua…possiamo andare a mangiare.
Lì vicino si trova “L’antica trattoria del Boden”, con una bella terrazza coperta tra gli alberi ed anche lì scorre sicuramente l’energia positiva perchè i gestori sono molto gentili, il posto tranquillo e dopo aver letto il menù… non c’è che da scegliere.
ma non mischiamo il sacro con il profano e quindi per la recensione del ristorante vi rimando al prossimo articolo.