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Halloween, ma perchè?

Halloween è una ricorrenza di originceltica che nel XX secolo ha assunto negli Stati Uniti le forme spiccatamente macabre e commerciali con cui è divenuta nota.

L’usanza, molto influenzata dalle nuove tradizioni statunitensi, si è poi diffusa in molti Paesi del mondo e le sue manifestazioni sono molto varie: si passa dalle sfilate in costume ai giochi dei bambini, che girano di casa in casa recitando la formula ricattatoria del trick-or-treat (dolcetto o scherzetto), questa della festa è la simbologia legata alla morte e all’occulto, di cui è tipico il simbolo della zucca con intagliata una faccia sorridente (il più delle volte spaventosa) e illuminata da una candela o una lampadina piazzata all’interno.

La storia di Jack-o’-lantern

Le Origini della Festa di Halloween - Grand Chef Evolution

La zucca sorridente e spaventosa che rappresenta l’anima di Halloween nasce da una leggenda di cui esistono varie origini. La più accreditata fa risalire questa strana lanterna al fabbro irlandese Stingy Jack noto per la sua avarizia e astuzia. Dedito all’ubriachezza, l’artigiano era frequentatore abituale di pub e taverne, e proprio in una di queste incontrò il diavolo. Dopo la sua morte, Jack  che si era preso gioco anche del demonio – fu rifiutato sia dal Paradiso sia dall’Inferno.

Costretto a vagare senza meta né sosta, l’irlandese si lamentò del freddo e del buio. Il diavolo, dunque, gli lancio un ciocco di legno ardente che Jack inserì in una rapa intagliata. Così, il vecchio imbroglione iniziò a girovagare nell’aldilà con quella insolita lanterna senza mai trovare un luogo in cui posarsi. E così sarà fino al giorno del Giudizio. Si dice che durante la notte di Halloween Jack vaghi per le strade alla ricerca di un rifugio e che appendendo una zucca illuminata fuori dalla propria casa, si potrà indicare a Jack che lì non c’è posto per lui.

Dunque, questa è la storia di Halloween, ma perchè fare “festa”? Capisco che per i Celti lo  fosse in quanto il 31 ottobre segnava la fine dell’anno e quindi la fine dell’estate e che la terra avrebbe riposato per l’inverno, ma perchè noi dobbiamo sempre prendere le usanze che altro che commerciali non sono. Zucche, lanterne, vestiti, dolci spaventosi ma a cosa servono? Perchè non insegnare ai bambini qualcosa di più sereno.

A proposito di cucina, ma cosa sono tutti quei dolci orribili, le dita tagliate, della strega,

Ricetta Dita di strega mozzate di Halloween con il Bimby - Consigli e Ingredienti | Ricetta.it

le torte con le ragnatele,

Torte di Halloween per bambini - Passione Mamma

i fantasmini,

Ricette semplice per Halloween: i fantasmini dolci

e via dicendo…..a me fanno passare la voglia di dolci, sarà per mettersi a dieta?

Sagra del tortellino centese

Settembre, continuano le sagre qui in Emilia, soprattutto gastronomiche per presentare i prodotti tipici. Una di queste è la:

“Sagra del tortellino centese” a Reno Centese  in provincia di Ferrara. Dal 13 al 30 settembre 2018 con un ricco menù che ci ha invogliati ad andare a provare.

 

Tutti i tortellini e tortelloni sono fatti  a mano dalle “sfogline”.

La sfoglina è la donna, chiamata ‘zdoura’, solitamente di mezza età, che tira la sfoglia rigorosamente a mano, con il matterello. E’ una tradizione delle famiglie di una volta, quella di fare la sfoglia per le tagliatelle e i tortellini. Tuttora troviamo sfogline che lavorano presso ristoranti e trattorie, che sanno creare una sfoglia a regola d’arte, senza dislivelli o rotture.

Qui gli ingredienti per gli impasti sono quasi tutti a km zero, acquistati da produttori locali, e così per il resto del menù. Ben tredici piatti di tortellini, tortelloni e cappellacci tra cui scegliere. e per secondo, tra gli altri, salama da sugo, cotechino, stinco di maiale al forno (visto passare ad un tavolo, sicuramente da assaggiare), poi ci sono anche piatti al tartufo, contorni ed infine i dolci caratteristici della sagra. Non so esattamente quanti tortellini facciano, ma parlano di un migliaio di uova, seicento coperti per volta e una decina di sfogline per preparare tutti i tortellini e tortelloni. Ammirevole !!!!!!!

“La “sagra” –  è unfesta popolare di carattere locale e cadenza annuale; le sagre nascono tradizionalmente da una festa religiosa,  per commemorare un santo (in genere il santo patrono), ma sono anche sfruttate per festeggiare il raccolto o promuovere un prodotto gastronomico locale.

Le feste popolari e le sagre dell’antichità venivano celebrate davanti ai templi o, in epoca cristiana, alle chiese (da cui deriva il termine sagrato delle chiese). I vari momenti dell’anno (l’inverno, la primavera, la mietitura, la vendemmia) venivano celebrati con feste religiose, ad esempio, per ringraziare la divinità o per propiziarsi la bella stagione.

Durante le feste dell’antichità venivano spesso effettuati sacrifici animali, oppure offerte di prodotti della terra, che venivano poi consumati dalla comunità intera. Questo rito simbolico originario rimane come traccia anche oggi nelle diverse sagre gastronomiche che ruotano attorno a un piatto tradizionale regionale o locale. (da Wikipedia)”

Oggi si chiamano sagre tutte le occasioni per fare festa, di paese, politiche, mercatini ecc. Questa di Reno centese è un’occasione (un’altra!) per andare a mangiare assieme, però non si può più chiamare sagra nel termine festa popolare, perchè è praticamente come andare al ristorante. Locale molto pulito, ben areato, tovaglie di stoffa e runner di stoffa/carta, curati i tavoli, posate nelle buste, il servizio effettuato dai ragazzi della Polisportiva, molto disponibili, sorridenti e veloci. Che bello vedere dei giovani che occupano delle sere e la domenica per fare questo servizio, ci fosse così in tanti ristoranti.

Questo è stato il nostro menù:

Tortelloni con gorgonzola e noci, con un ripieno di ricotta che scoppiava, il formaggio che naturalmente li deve imbiancare è parmigiano di qualità, non da tutti. E le noci? finalmente un piatto che se dice con noci le noci ci sono.

naturalmente tortellini in brodo, con il parmigiano in bustina (molto igienico), in un brodo “con gli occhi” come il vero tortellino comanda. Faccia felice vero? Lui ama i tortellini…. il vino, in una simpatica brocca con il logo della festa e dietro una ragazzina addetta al “servizio”, gentilissima.

 

Poi per lui, “salama da sugo con purè”- Non se la lascia mai scappare….

La salama da sugo è un insaccato di carni di maiale tipico della provincia di Ferrara,   preparazioni casalinghe del prodotto a volte prevedono, anche se raramente, l’aggiunta di  spezie come chiodi di garofano e cannella, come richiamo alla prima ricetta della salamina che si conosce, quella risalente al Settecento di Don Domenico Chendi parroco di Tresigallo.La concia dell’impasto termina con l’aggiunta abbondante di vino rosso robusto,  che, oltre ad aromatizzare l’insaccato, caratterizza in modo determinante la stagionatura, l’impasto così ottenuto viene insaccato nella vescica del maiale stesso, in una caratteristica forma rotondeggiante. Dopo qualche giorno d’iniziale essiccatura, la stagionatura continua per circa un anno in adeguati ambienti con un clima da cantina. (da Wikipedia)

Pensare che c’è anche un “Campionato mondiale della salama da sugo” che si tiene nella seconda metà di febbraio a Fiscaglia  (Fe) e c’è pure  un monumento alla salama da sugo, a Madonna Boschi (Fe)

Risultati immagini per monumento alla salama da sugo

torniamo a noi, al nostro menù, ecco la salama con il purè, ha detto…ottima….e se lo dice lui…

 

ed arriviamo ai dolci, anche qui, finalmente Mauro ha potuto gustare la zuppa inglese con la menta. Storia anche per lei……Questo dolce al cucchiaio è presente nella tradizione pasticcera di varie regioni italiane, ma nel caso specifico lo scenario è la corte degli Estensi, che nel Cinquecento intrattenevano rapporti diplomatici con l’Inghilterra elisabettiana. Fu proprio un ambasciatore, di ritorno da Londra, a intessere le lodi del ‘trifle’, un dolce di tradizione popolare composto da una base di pasta molto soffice, inzuppata di vino dolce e quindi farcita con panna, confettura e amaretti. Seguendo questo esempio nasceva la zuppa inglese in chiave padana, con il pandispagna o i savoiardi bagnati di alchermes e rum, alternati a strati di crema pasticcera, semplice e al cioccolato. Tra le tante le varianti locali, Finale Emilia ne vanta una ‘risorgimentale’, – bianca, rossa e verde, – ideata all’indomani dell’Unità d’Italia, ma tuttora in auge soprattutto a livello familiare.( Trattoria La Fefa, Finale Emilia)

Piaciuta tanto, anche perchè io non la preparo mai, se non quando vengono amici che, dopo averla mangiata, si portano via il resto…

io invece una coppa di crema chantilly con sfogliata e frutti di bosco, delicatissima e leggera.

 

Dopo questo lungo racconto, per me indispensabile per far comprendere a chi non è emiliano, le eccellenze e le specialità di questa regione, non resta che fare i complimenti a tutti quelli della “sagra”, organizzatori, preparatori, ragazzi e non,  per il lavoro che svolgono. Ci rivediamo presto.

Naturalmente riporto tutto nella mia pagina – Ristoranti sì e no – per dare il mio voto che non può essere che 5/5.

 

Gita a sorpresa

Cosa si fa oggi, non ho voglia di stare in casa, bene proponi qualcosa, dico io. Saliamo in macchina e, lampadina accesa…..

senti se Mario e Gabriella sono liberi. Bene, loro sono in un mercatino del riuso e allora, via, andiamo anche noi.

Arrivati a Roveleto, prov. di Piacenza ci troviamo tra una miriade di bancarelle, cose belle e cose brutte, cose da collezione e cose particolari.

Mentre loro due (Mario e Mauro) prendono l’aperitivo, noi due a spasso parlando del meno e del più. Trovo degli angioletti per la mia collezione, carinissimi ed anche un panchettino da restaurare. Mauro (Mastro Geppetto) si rifiuta di tenerlo e allora, a malincuore, lo regalo a due ragazzi che nel loro banchetto vendono anche poltrone.

Ma è giunto mezzogiorno e mezzo e io ho fame….troviamo un ristorante sulla strada e naturalmente vogliamo mangiare le specialità piacentine. Buonissima coppa e salame, poi pisarei e fasò, e per secondo bollito con salsa verde.

“I pisarei e fasò sono il piatto simbolo della cucina piacentina, troverete questi particolari (e deliziosi!) gnocchetti preparati con pane raffermo e farina in ogni ristorante della zona di Piacenza, dal ristorante stellato fino alla trattoria più umile.

foto del blog ” www.styleandtrouble.com “

La ricetta è un capolavoro di arte contadina, con un gusto unico, caldo e avvolgente che viene dal sugo molto ricco grazie alla presenza della pestata di lardo (pistà ‘d grass) e fagioli borlotti. Ingredienti semplici per una ricetta immortale.

La ricetta tradizionale dei pisarei e fasò voleva che il pane secco venisse messo a cuocere in acqua fino a quando non si spappolava completamente, ma per rendere la ricetta più veloce su può usare il pane grattugiato e poi aggiungere acqua bollente e il risultato sarà il medesimo.

Ingredienti

  • 300 g pane raffermo grattugiato
  • 100 g di farina bianca fine
  • 40 g di burro
  • 450 g di fagioli borlotti secchi
  • 50 g di salsa di pomodoro
  • 3 spicchi d’aglio
  • pestata di lardo (pistà ‘d grass)
  • olio d’oliva
  • una cipolla
  • un manciata di Grana Padano grattugiato

Preparate l’impasto, amalgamando poco a poco la farina al pane grattugiato versando acqua bollente tanto quanto basto per avere un impasto elastico e morbido. Da questo staccate dei pezzi che assottiglierete con il palmo delle mani fino a dar loro la forma di biscette, simili ad un grissino. Nel frattempo in un tegame preparate il soffritto, a basso calore, facendo imbiondire il burro, l’olio, la cipolla tritata, l’aglio e la pestata di lardo.

Quando il tutto è ben rosolato unite i fagioli e lasciateli insaporire a fuoco lento dopo averli cosparsi di sale e pepe. Aggiungete la salsa di pomodoro e continuate la cottura a fuoco lentissimo. Poi cuocere i pisarei in abbonante acqua bollente salata. Dopo pochi minuti verranno a galla, scolateli e versateli nel sugo.

Una piccola nota sull’etimologica dei pisarei: sembra che il nome venga da bissarei, bissa, ossia biscia, per via della forma di queste “bisce” di pasta.” (tratto da Wine Dahrma).

Poi che si fa? Ma andiamo al Fidenza Village a fare shopping, entra esci, i mariti con santa pazienza o seduti ad un tavolino del bar o dietro a noi giriamo tanti negozi. Fermandoci naturalmente a quelli che hanno tanti prodotti per la casa, ma questo ce l’ho, questo pure, questo è bello ma non mi serve…insomma ma almeno abbiamo comprato due cestini colorati.

Poi come si finisce la serata? Naturalmente con i piedi sotto al tavolo della casa di M. & G., a mangiare la torta fritta o crescentine con la spalla cotta e dei buonissimi formaggi.

A malincuore dobbiamo tornare non prima di aver caricato in macchina un lavoro che Mastro Geppetto deve fare. Mi è sembrato di essere insieme a loro da una settimana, tanto stiamo bene ed abbiamo ideato un nuovo mini raduno, quello sulla direttrice Milano/Rimini, cioè sulla via Emilia.

La via Emilia (via Æmilia) era una strada romana fatta costruire dal console Marco Emilio Lepido per collegare in linea retta Rimini con Piacenza. La sua rilevanza per i traffici commerciali delle aree che attraversava si è ripercossa fino ai tempi moderni: la strada statale SS 9 porta infatti lo stesso nome. Il tracciato odierno però non coincide sempre con quello antico, ed inoltre giunge fino al Milanese, terminando nel comune di San Donato.

Oh, non fraintendete…significa che ci troveremo a sorpresa, tempo per decidere una settimana, nei posti toccati dall’autostrada del sole. In modo che tutti possano arrivare facilmente.

E così si è conclusa una bella domenica, nata nell’incertezza, ma passata con due amici , sempre disponibili, che non chiedono nulla, ma che danno tanto.

Grazie Tata e Bell’Alpino.

 

 

 

 

Auguri auguri a tutti, ma proprio tutti ????

 

Dai, è Natale, ci hanno sempre detto che dobbiamo essere buoni, festeggiare con parenti, amici ecc. ricordarsi dei meno fortunati…ma…è proprio così che ci dobbiamo comportare in questi giorni?

Andiamo con ordine…festeggiare va bene, c’è sempre una buona occasione per farlo, con i parenti? Figli, nipoti, certo, che bello quelle pubblicità dove tutti sono riuniti, pettinati, vestiti, felici che addentano il panettone, ma quando mai…e se i figli sono lontani e non possono venire a festeggiare qui, non dico a casa perchè hanno la loro casa, ma almeno da noi? O se non vogliono perchè hanno i loro motivi, ma proprio i loro? Cosa fai, nulla, non rimpiangi quando erano piccoli perchè non serve, e come al solito accetti. Però ora ho la mia famiglia, lui, io e gatta Montedison e festeggiamo il Natale preparando albero e presepio, per noi e per chi vuole venire a vederlo. Ma devo anche dire che il seme che anni fa ho gettato per tutti loro, almeno da una figlia e dalle sue “bimbe”, è attecchito e cresciuto, infatti ci frequentiamo e ci ha invitato a passare la vigilia e il Natale da loro, sono felici di averci e noi con loro.

Altri parenti e amici ? Certo, i cugini con i quali siamo anche amici, alcuni sono già venuti a cena ed altri verranno e lì lo scambio dei regali è sincero, il piacere di addentare il panettone insieme è vero. Altri? E perchè mai devo fare gli auguri a chi per un anno non si è mai visto o sentito, reciprocamente d’accordo, ma se chiami e loro tergiversano, dopo due volte, ciao.

Quindi io faccio gli auguri, di cuore, per un momento di serenità da passare insieme con chi veramente abbia voglia di trascorrere un vero Natale, sentito. Ed anche i miei auguri vanno agli amici del web, molti non conosco personalmente, altri sì, molti si sono persi per strada, ma in ricordo dei momenti  carini passati assieme, mi sento di fare loro auguri sinceri.

                                    B U O N         N A T A L E

albero natale 2015     monty 2013

 

 

 

Alla sagra dell’aglio

Serata alla sagra dell’Aglio di Voghiera, tra divertimenti, mangiate, degustazioni varie e giro dei banchetti con tutto e di più.

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Voghiera (Fe), da non confondere con Voghera (Pv), è un paese in provincia di Ferrara, conosciuto soprattutto per la produzione di aglio. Fin dall’epoca degli Estensi, infatti, signori di Ferrara dal 1288 al 1598, l’area dell’antica Voghenza, oggi Voghiera, è destinata alla coltivazione di piante da orto, erbe aromatiche e soprattutto aglio. Dopo la fine della dominazione estense, i proprietari della zona che avevano apprezzato il valore e la qualità di queste fertili terre, un tempo situate lungo il corso del fiume Po, hanno portato avanti la coltivazione dell’aglio che si è mantenuta fino ai nostri giorni. Grazie al suolo leggero, con sabbie di origini fluviali, argilloso e limoso, che favorisce l’equilibrio tra qualità e aromaticità, le caratteristiche organolettiche dell’Aglio di Voghiera Dop sono insuperabili e lo distinguono, fin dal primo assaggio, da ogni altro tipo di aglio.

In questo territorio deltizio, situato tra Ferrara e le Valli di Comacchio,  Voghiera e Voghenza si fronteggiavano sulle sponde del  Po-Eridano in corrispondenza della grande isola fluviale che ancor oggi è perfettamente  identificabile nel parco della storica villa Massari-Mazzoni (XVIII sec.). La favorevole posizione sulla via d’acqua ha facilitato le comunicazioni ed  il commercio dei prodotti di questa terra, quindi Niccolò III, Marchese d’Este, scelse questo territorio  per costruire la residenza estiva della Corte nel 1436, Chiamata “La Delizia di Belriguardo”

La Delizia di Belriguardo è una d elle 19 prestigiose residenze (chiamate delizie) degli Este

Purtroppo dopo gli Estensi, la Delizia subì un totale abbandono , poco è rimasto dello splendore del palazzo, se non una camera con affreschi, ma oggi il luogo viene comunque rivalorizzato dal Comune, ed ospita varie manifestazioni, tra cui appunto, la sagra dell’Aglio Dop. 

Per conoscere e apprezzarne al meglio gusto e proprietà, ogni anno il Consorzio Produttori Aglio di Voghiera, con la partecipazione del comune di Voghiera, organizza una mostra-mercato nel corso della quale è possibile degustare e acquistare diverse specialità e ricette a base di aglio (aglio sott’olio, paté d’aglio, olio aromatizzato all’aglio, salame all’aglio e persino una caciotta a pasta molle di latte vaccino aromatizzata all’aglio) assistere a manifestazioni e spettacoli.

Noi abbiamo cominciato con un gioco, un Memory e al rispondere ad alcune domande sull’aglio da parte di un computer. C’era una gentile signora che ci ha fatto giocare e divertire e io ho vinto uno sbuccia-aglio e un simpatico zainetto.

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Abbiamo poi scoperto che questa signora è il Sindaco di Voghiera, la dott.ssa Chiara Cavicchi, una persona giovane e simpatica, pensate se i politici che ci ritroviamo si sarebbero messi a far giocare gli ospiti e poi a mettersi in fila, dietro agli altri, per prenotare il pranzo…..In politica ci vogliono i giovani, intelligenti e con entusiasmo, come lei.

Ed eccoci qua, una mia amica, io e il Sindaco in mezzo, che gentilmente ha acconsentito a farsi fotografare con noi, illustri sconosciute.

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Poi siamo andati a cena, menù:

  • bruschette con pomodorini e altre con pancetta, naturalmente strofinate con aglio
  • tortelloni di zucca (classiche, siamo nel ferrarese)
  • ravioli ripieni di salame all’aglio, conditi con burro fuso
  • grigliata e patatine, negli spiedini c’erano anche degli spicchi d’aglio arrostiti (buonissimi gli spicchi d’aglio)
  • torta della nonna o alle fragole
  • pesche
  • pane crocetta ferrarese004

 

poi siamo andati in giro per la sagra, visitando i banchetti e naturalmente assaggiando il tutto (coraggio dopo una cena così), poi abbiamo mangiato anche il gelato all’aglio, una base di panna con aglio e gocce di aceto balsamico, strabuonissimo e delicato.

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Ma la cosa più buffa era un perfetto Mister Aglio che si aggirava per i tavoli salutando tutti

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facendosi poi fotografare.

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…e come l’aglio di Voghiera, era “dolce e gentile”